terça-feira, 14 de julho de 2009

Katyn

Oggi mi sono iscritto alla catena di cinema Picturehouse, non molto diffusa sul territorio, soprattutto se confrontata con altre grandi reti. Ha il merito, perà, di offire spazio al cinema indipendente e a quello che, con un termine forse poco utilizzato al giorno d'oggi, può essere definito d'essay.

Ne ho approfittato per assistere ad un film al suo ultimo giorno di programmazione presso la sala di Southampton. Si chiama Katyn, è un film polacco che narra le vicende di una famiglia e di altri personaggi co-primari nel periodo che va dall'invasione tedesca della Polonia, nel settembre '39 al '45, con l'arrivo delle truppe sovietiche e la cacciata dei tedeschi. Il nome Katyn fa riferimento all'eccidio di circa diecimila ufficiali dell'esercito polacco ad opera dei sovietici (secondo quanto riferito dai tedeschi e la storiografia contemporanea), per eliminare un potenziale futuro nemico. I sovietici, per parte loro, affermarono si fosse trattato di un crimine commesso dalle truppe tedesche durante l'avanzata in territorio russo. E qui emerge il vuoto totale che noi (ex) studenti italiani abbiamo sulla storia della parte orientale del nostro continente, come del resto relativamente a tutto il resto del mondo extra-europeo ed extra USA. Sappiamo tutto sui peli del naso della gina Elisabetta I, su ogni singola battaglia della Guerra dei Cento Anni, sul numero di scarpe di Napoleone Bonaparte, ma veramente poco sul mondo oltre l'antica Cortina di Ferro...

Vivendo in Londra e, poi, in Southampton ho avuto modo di conoscere persone all'est europeo, soprattutto Lituani e Polacchi ed è interessante apprendere dell'esistenza di un regno di tipo federativo tra questi due popoli in epoca medioevale, o del tentativo di stato parlamentare tendenzialmente democratico nella Polonia del XVIII secolo...

Tornando al film, credo meriti essere visto sebbene, un po' per la sceneggiatura, un po' per la recitazione, scivoli troppo spesso nel melenso e nella retorica nazional-popolare cui anche noi, in Italia, siamo stati abituati da quelle mini-serie che prendono il nome di fiction. Personaggi abbastanza stereotipati e bidimensionali si trovano in situazioni abbastanza incredibili, che molto hanno della propaganda e poco della ricostruzioni storica. Un peccato.

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