quinta-feira, 17 de setembro de 2009

Il gusto del posticcio

Ormai sono due anni abbondanti che vivo in questo Paese e devo dire di essere contento della vita che pian piano sto costruendo qui; temo che in Italia avrei avuto molte più difficoltà.

Lo ammetto, qui non è tutto rosa e fiori, ma a differenza di altri miei connazionali non me la sentirei di sputare sentenze, negative, su questa nazione, intesa come luoghi e persone. Non credo i britannici abbiano buon gusto (nel cibo, nel vestire, nell'arredamento) né che sappiano realmente divertirsi, visto che da venerdì pomeriggio a domenica lo sport più diffuso è bere alcolici. Tuttavia sono persone gentili, disponibili, dedicate al proprio lavoro, con un'etica ed un senso civico molto più sviluppato di quello degli italiani, in media. Il tempo qui è molto variabile, la pioggia è un evento che può sempre capitare, anche in una giornata radiosa; allo stesso tempo su Londra non incombre quella cappa di grigiore e fumo che appesta Torino in inverno o nelle afose giornate di luglio e se piove non è per più di un giorno di seguito, in genere.

Una cosa mi disturba molto, però, e mi ha toccato in particolare quando ho accompagnato Rosita e Marana, due amiche in visita, per Londra. E' il gusto per il posticcio, per i falsi edifici di pregio, per le ricostruzioni "in stile" di rioni o quartieri per fini puramente commerciali, al limite del disneyano, senza alcun reale interesse per la conservazione. Camminando sulla riva meridionale del Tamigi, in Londra, ci si può imbattere, all'interno dell'amalgama di edifici contemporanei senza anima e gusto, nel ricostruito Globe Theatre, il teatro dei tempi di Shakespeare, o nella conversione di un vecchio magazzino in un edificio per il commercio, dove poco si comprende della struttura e delle funzioni originarie. Oppure non è raro incontrare, in zone come Spitalfields o Brick Lane, vetrine di negozi o ristoranti in uno stile pseudo anni 50, tipo alcuni ambienti del film Le Fabuleaux Destin de Amelie Poulin, con le cornici in legno verniciate in tinte pastello, generalmente tendenti al grigio ed un'ambiente povero-chic, dove il povero sta nell'arredamento e lo chic nei prezzi.
Io mi chiedo. A che pro? Dal momento che poco o nulla è rimasto della città antica, sostituita da edifici via via più alti, in una gara fallica tra architetti in ansia da notorietà, a cosa serve ricostruire o alterare l'esistente in questa maniera? Dopo le brutture dei centri commerciali (la maggior parte direi) in cui le palme di plastica si mescolano alle finte pergole mediterranee ed alla rivisitazione di un'officina meccanica in un negozio di abbigliamento alla moda, tocca alle città?
E' questo che spetterà, prima o poi, anche alle nostre città d'arte, in Italia?

terça-feira, 1 de setembro de 2009

FOGLIETTONE

di Alessandro Robecchi

Silvio Bonaventura
Quanto girano i coglioni
a don Silvio Berlusconi
irritato dai giornali
chiama tutti i suoi sodali

Feltri, Minzo, Bonaiuti
Giulianone tra i più arguti,
hanno tutti un cervellone!
(Tutti, tranne Capezzone)

«Feltri, tu che sei gaglioffo
dài, sistemami quel Boffo!
Giulianone ti offro un pranzo
se sputtani quel D'Avanzo!»

«Normalmente la giustizia
mi procura l'itterizia,
ma stavolta - niente male -
mi rivolgo al Tribunale»

Dritto, magro, allampanato
ecco arriva l'avvocato.
Il suo nome ognun lo sa:
Eia Eia Mavalà

Dice: «Posso esser d'aiuto?»,
quello scheletro occhialuto.
«Attacchiamo i magistrati?
Parrucconi! Minorati!»

Ma lo ferma il presidente:
«Questa volta è differente.
Mi hanno messo sotto scacco?
E io passo al contrattacco»

Ore e ore di riunione
a cercar la soluzione:
tutti i modi e le maniere
per salvare il puttaniere

«Dopotutto che ho commesso?
Qualche cena e un po' di sesso!
Tanto i conti dei festini
li pagava Tarantini!»

«Ho mentito alla nazione?
perché tanta indignazione?
Ho intrapreso quel cammino
già dai tempi di Bettino!»

Lì, davanti ai suoi amici
pensa ai tempi suoi felici,
mentre ora - paradosso! -
stanno tutti a dargli addosso

Quante storie per Noemi!
Ma ci prendono per scemi?
Se nessuno ha fatto strali,
per le leggi personali!

La Gasparri, il Lodo Alfano
Tutti colpi da caimano!
E il Pd, per tradizione,
non ha fatto opposizione.

Poveretto, è proprio affranto,
nella voce mostra il pianto.
Non sconfitto dalle lotte:
ma da tre o quattro mignotte

Com'è triste quel marpione!
Quanta commiserazione.
Lo interrompe Mavalà:
presidente, senta qua!

Gran trovata da avvocato,
senta cosa ho elaborato
Frugano nelle mutande?
Quereliamo le domande!

Che incredibile trovata,
presto!, la carta bollata!
La Repubblica vedrà
un milione ci darà

Mentre scrivon la querela
un sorriso già trapela,
ma a metà di una frasetta
fa irruzione Gianni Letta:

«Disgraziato, deficiente!
Se lo prendo, quel fetente!»
Preoccupato Silvio fa:
«Calma, Letta, ma cos'ha!»

«Molti giorni ho lavorato
per avere il risultato.
Una piena assoluzione
per il tuo testosterone»

«Ma quel Feltri maledetto,
quello è un pessimo soggetto!
Oggi ha reso tutti vani
i miei sforzi vaticani!»

«Volgarmente, quale ardire
Ha attaccato l'Avvenire
L'indulgenza, vuoi vedere,
te la infili nel sedere!»

Silvio è triste e disperato
Pensa al grande elettorato:
il cattolico castiga
soprattutto per la figa!

Deficienti, ne ho abbastanza!
Guarda intorno nella stanza.
Ma tra grida, insulti e lutti
Se ne sono andati tutti

Resta solo, si deprime,
è la fine del regime.
Resta questa filastrocca
e la passione per la gnocca

Poi c'è pure una morale
pei lettori del giornale:
che soddisfazione magra,
Dongo è colpa del viagra